16 Aprile 2021
Ebbene ci siamo, bisognerà pagare… di nuovo.
Ecco una sintesi della lunga e triste storia. Mia zia di cui io sono l’erede, nel bene e nel male, non pagò l’INVIM, nel lontano 1981. Tale tassa fu poi abolita ritenendosi che il plusvalore che veniva tassato fosse meramente teorico, in quanto in quegli anni correva forte la svalutazione, quindi vendendo un bene dopo molto tempo si aveva una rivalutazione che, però, non era reale, ma solo monetaria. Ereditando, ricorsi e vinsi in 1° e 2° grado… ma l’ufficio non si arrende mai e continuò a perseguitare me ed il fantasma di mia zia.
Intanto il commercialista disse di essere troppo vecchio per continuare e volle pagate le sue competenze, che la commissione aveva compensato.
La causa era ormai in cassazione, quando l’orientamento giurisprudenziale cambiò e la terribile, implacabile, inarrestabile agenzia delle entrate vinse. Ora mi trovo ad un bivio: ricorrere ancora (l’ordinamento me ne da’ facoltà) o pagare.
Dopo cinquanta anni di lotte, iniziate da altri e da me proseguite, mi dovrò arrendere, perché le persone muoiono, ma le tasse mai.
Da tre milioni di lire (1500 euro) esse sono diventate 18.000 euro e se dovessi insistere vi è il rischio che mio figlio debba vendere buona parte del patrimonio per continuare una guerra in cui non mi volli arrendere, caricando con la sciabola i carrarmati, come i nostri, ormai dimenticati, eroici soldati in Russia.