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Blog di falletti.over-blog.it

Un' opinione sinceramente di destra, ma senza alcuna piaggeria nei confronti del potere

Studi legali in fallimento

“Il mio studio quest’anno non ha incassato niente, ma io non posso dichiararlo all’agenzia delle entrate, perché andrei in contenzioso e sarebbe una cosa lunga e triste, dato che per loro “l’accertamento è definitivo” ed hanno il potere di iniziare la esecuzione se non paghi finché non vinci in commissione tributaria, non solo il primo grado, ma anche l’appello.”

Questo mi ha detto con voce accorata il mio avvocato pregandomi di anticipargli la parcella, in modo da poter dichiarare qualche entrata onde placare la fame inestinguibile dello stato italiano ( la minuscola è voluta).

Purtroppo sono costretto a credergli, in primo luogo perché è un mio affezionato parente, in secondo luogo perché anch’io ero iscritto allo sciagurato ordine degli avvocati, ed in ultimo, perché il prestigioso ed una volta affollato studio si occupa di diritto amministrativo, soprattutto di cause contro gli enti pubblici. Conosco bene la situazione essendone una vittima: i comuni e molti altri enti, territoriali e non, si guardano bene dal pagare ciò che devono ai cittadini  ed alle imprese e questi non riescono in alcun modo ad eseguire le sentenze contro i predetti.

I comuni, in particolare si blindano con il “dissesto”. Arrivano poi i commissari che dovrebbero chiudere questo stato di cose “eccezionale” in cinque anni, ma a volte, in spregio della legge, ce ne mettono sette, otto, o anche di più, pagano quanti debiti possono e per gli altri…. “Ciccia!”

Si manda poi il “Bilancio consuntivo” al ministero e poi di nuovo… “Ciccia”. Si rincomincia, in seguito con il “Commissario ad acta” ecc. ecc. e magari con un bel ricorso alla “Corte europea per i diritti dell’uomo”, che inevitabilmente condanna l’Italia…. la quale “fa spallucce”.

Oltre il danno le beffe: l’agenzia delle entrate (esecrabile e mai abbastanza vituperato ufficio) ha anche il diritto vitae ac necis sulla registrazione delle sentenze, le quali dovrebbero essere pagate dalla parte soccombente, ma che possono essere richieste anche a quella vittoriosa, se l’agenzia ritiene che quella perdente possa non essere solvibile. Ergo, il cittadino, vittorioso a parole ma non nei fatti, deve pagare ancora, pena la esecuzione sui suoi beni, dato che l’ente che ha perso non ha denaro (tranne, ovvio, che per pagare sindaci e consiglieri)

Risultato: cittadini, imprese, studi legali falliti; enti pubblici e tassator, più o meno cortesi, ghignanti e plaudenti.

 

 

 

 

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